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Il blog di Alessandro Palmisano



mercoledì, luglio 26, 2006

Le pulci nella zucca



Mi scrive Daniele per chiedermi se e quanto il famoso Conto Arancio sia conveniente "dato che ai nuovi correntisti offre un interesse del 4%".

Anzitutto quel 4% è riconosciuto solo fino a fine 2006. Aderendo adesso alla promo, il beneficio è per 5 mesi e rotti. Si tratta quindi di guadagnare, sul denaro versato, da qui a dicembre, l'1,66% circa. Che è lordo. Occorre operare la ritenuta del 27%. Comunque un'operazione conveniente rispetto alla media dei tassi offerti dalle banche.

"Dopo dicembre cosa succede?"
Con gennaio si torna al tasso di interesse base, attualmente al 2,6% lordo. Detratta la ritenuta fiscale, stiamo parlando dell'1,9% netto.

"Ma non ci sono spese"
Questo è vero, spese zero. Spese nascoste, idem. Tuttavia il Conto Arancio non sostiuisce il nostro conto corrente attuale. Occorre sempre avere un C/C aperto presso una banca reale oppure on line. I costi di gestione di un conto principale, ahimé, non svaniscono.

"Il gioco vale la candela?"
Se devo investire in modo totalmente sicuro, preferisco i pronti contro termine, che posso acquistare con Fineco. Quelli a tre mesi rendono esattamente quanto il conto arancio in condizioni standard, ossia il 2,6%; tuttavia, a differenza dei C/C, sono tassati solo al 12,5%. Il rendimento netto è del 2,28%. Un buon 20% extra rispetto al conto della zucca.

"Ma per i PcT non si paga il bollo?"
Si è corretto. Tuttavia, molto spesso, il 20% extra che ti rendono i PcT, più che compensa il costo per i bolli. Inoltre, molto spesso le banche on line offrono delle agevolazioni per ridurre queste spese. Fineco, ad esempio, offre 1 euro di bonus ogni tot euro investiti in PcT.

"Tutte balle quindi?"
Non proprio ma, dai conti sopra visti, credo che sarete d'accordo con me nel dire che la zucca è po' gonfiata dalla pubblicità. L'unico vero vantaggio rispetto ai PcT, risiede nel fatto che il denaro appoggiato sul Conto Arancio è a vista, quindi sempre disponibile, o quasi*. Con i PcT, al contrario, capitale+interessi sono disponibili a scadenza: dopo 3 mesi se volete un 2,6% lordo. Dopo 2 mesi se vi accontentate del 2,55% e dopo 1 mese in cambio del 2,5%.

*Un ultimo dettaglio: il denaro non è proprio disponibile a vista, su Conto Arancio. Ogni volta che volete effettuare un prelievo non ci sono sportelli né Bancomat. Occorre effettuare un trasferimento sul vostro conto corrente abituale, il che richiede un minimo di 3-4 giorni lavorativi.


Disclaimer: non faccio il promoter Fineco :)

martedì, luglio 25, 2006

Il debito è servito



Telecom Italia. Il monopolista a volte definito ex monopolista, ma che forse proprio ex non lo è mai stato affatto. Non mi interessa ciò in questa sede. Solo che non è possibile, che ogni blog a sfondo economico-politico-sociale ripeta, da due anni, di continuo che Telecom Italia è una scatola piena di debiti; che è la nuova Parmalat; che migliaia di azionisti resteranno con il cerino in mano. Il debito c'è ed è innegabile. C'è il debito nella controllata Telecom Italia e c'è debito nella controllante Olimpia a cui fa capo Tronchetti Provera. Il debito di Telecom deriva, in parte da investimenti sostenuti durante gli anni, ma in larga parte deriva dai debiti contratti dalla gestione Colaninno; debiti finalizzati ad acquistare Telecom stessa.

Ma facciamo un passo indietro. Colaninno, nel 1999, acquistò la società dei telefoni facendo in gran parte leva su linee di credito concesse da un consorzio di banche. Il debito contratto era in capo a Olivetti mediante la controllata Tecnost, che venne poi fusa con la società di Ivrea. Pertanto la situazione debitoria di Telecom, all'epoca non fu variata di una virgola. Nel 2003, due anni dopo il passaggio di mano a Tronchetti, si procedette a fondere Olivetti con Telecom facendo innalzare il debito sopra i 40 miliardi di euro.

Nel frattempo furono però ceduti asset non strategici e il debito calò. L'anno scorso, tuttavia, il board di Telecom, convinto di essere prossimo al boom della fonia 3G, decise di lanciare un'OPA per delistare la controllata TIM da Piazza Affari: in parole povere, Tronchetti ha fatto acquistare tutte le azioni TIM a Telecom Italia che ora ingloba la società dei cellulari e beneficia del 100% dei lauti dividendi che essa genera. L'acquisto del 40% di TIM presente sul mercato ebbe ovviamente il suo costo e questo ha riportato la posizione debitoria di Telecom Italia di nuovo intorno a quota 40 miliardi di euro. Oltre a questi debiti, ci sono anche quelli di Olimpia, società veicolo con la quale Tronchetti ha rilevato (facendo altri debiti) il pacco di azioni Olivetti (poi divenute Telecom) da Colaninno e soci. Ma questa è un'operazione che non tocca la controllata, invece e i giornali fanno un mixture dei debiti di entrambe le società per creare sensazionalismo, per creare l'attesa del nuovo crack annunciato.

Ciò che a me interessa è capire come stia Telecom da punto di vista finanziario e smentire questo tran tran di voci che non fanno altro che creare distorsioni. Personalmente sono stufo della tanta disinformazione che continua ad essere fatta. Non sono un dipendente Telecom, non sono un'azionista Telecom (sebbene lo sia stato); sono un semplice cliente ADSL. Per capire il livello della disinformazione che circola tra giornali, quotidiani e blog, sono sufficienti pochi, semplici dati.

Ricavi annui di Telecom Italia nel 2005: circa 30 miliardi di euro.

Situazione debitoria: - 41,3 mld di euro

Struttura del debito: scadenze per la maggior parte a lungo termine; il 70% del debito è a tasso fisso.

Utile operativo 2005: 7,5 miliardi di euro

Dividendi annui distribuiti nel 2005: 3 miliardi di euro


È messa davvero così male?

Non credo. In caso di crisi, in caso di banche che esigono un rientro parziale dei debiti più a medio termine, sarebbe sufficiente ridurre i dividendi distribuiti alla metà. Oltre a garantire il servizio degli interessi passsivi, 1,5 mld di euro all'anno potrebbero abbattare la quota capitale di debito in modo da accelerare il rientro. In tal caso a subirne le conseguenze sarebbe la scatola Olimpia, che è indebitata e che, in quanto azionista, beneficia anch'essa dei dividendi distribuiti. Ma questo è un fatto suo. Di Tronchetti e delle sue banche socie. Questa soluzione da me discussa, è solo una delle tantissime per fronteggiare qualunque tipo di imprevisto che riguardi la situazione debitoria dell'ex monopolista. Un'altra potrebbe essere la vendita parziale o in blocco di TIM a un concorrente. Oppure una sua nuova IPO a Piazza Affari, che porterebbe, da sola, 15-20 miliardi. Insomma, di soluzioni ce ne sarebbero davvero tante. Ciò dimostra che la situazione debitoria è ampiamente gestibile.

Te capì, Grillo?

lunedì, luglio 24, 2006

L'informazione in azione

I blog cambieranno il mondo. Non solo quello dell'informazione digitale. Perché tutto ciò che è digitale ha una conseguenza nell'analogico. All'inizio non lo si capiva. Un esempio concreto? Qui.

Un bit fluisce e la realtà cambia.

L'informazione. È vita. Hai l'informazione giusta e vivi. Hai quella sbagliata e muori.

Sei malato. Devi sapere quale medicina prendere.
Vuoi la medicina. Devi sapere dove acquistarla.
Vuoi pagarla. Devi sapere quanto costa e se te lo puoi permettere.

Si può andare avanti all'infinito.

E più una cosa è estendibile, più capiamo quanto sia importante. E l'asimmetria informativa, quando c'è, rompe l'equilibrio. Fa male. Il mondo è sempre stato pieno di asimmetria informativa. Internet e i suoi strumenti intrinseci e derivati stanno contribuendo a ridurre queste distorsioni asimmetriche. Che sembrano coefficienti da inserire in un modello economico, ma che in realtà sono più concrete di quanto si possa pensare.

Al contrario di quanto si crede, l'asimmetria informativa non è una questione che lascia fregata sempre e solo la massa in mano alle big corporation. Accade anche il contrario.

Un'impresa di assicurazioni, ad esempio, non può conoscere a priori il livello di rischio dei propri clienti, ossia la possibilità che essi hanno di incorrere in un sinistro. Non sa se applicare un premio elevato (100 euro) o basso (50 euro) ai suoi pacchetti assicurativi. Nel dubbio, potrebbe decidere di applicare un premio medio (75 euro).

Cosa succederebbe? Che i clienti che hanno una bassa probabilità di incorrere in un incidente, potrebbero trovare quel pacchetto troppo costoso, e non lo sottoscriverebbero. Al contrario, i clienti a rischio più elevato, potrebbero trovare quella assicurazione attraente. Il risultato finale sarà che l'assicurazione si ritroverà con un portafoglio clienti costituito, in larga parte, da soggetti ad elevato rischio.

Tutto ciò non fa altro che aumentare i debiti potenziali della compagnia assicurativa, perché si trova tra le mani soggetti molto rischiosi. Indi, i rimborsi dei sinistri potenziali saranno molto elevati: e, se la statistica vuol dire qualcosa, quei sinistri, nel lungo periodo saranno da pagare. E, sempre nel lungo periodo, le probabilità che questa compagnia fallisca aumenteranno enormemente.

lunedì, luglio 17, 2006

Vaticano SpA

Guai a voi uomini di poca fede: "Andate, accrescete il conto in banca e moltiplicate gli utili". Parola del Signore" (controfirmata e approvata dal consiglio di amministrazione).

Il bilancio del Vaticano è in attivo di 9,7 milioni di euro e quello ottenuto nel 2005 è il migliore risultato negli ultimi otto anni. Lo ha annunciato ieri il cardinale Sergio Sebastiani, Presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede.

L'attivo record del bilancio è tutto imputabile «al buon andamento delle attività finanziarie». Questo settore, che raccoglie le attività finanziarie ha chiuso con un avanzo di 43,3 milioni contro i 6,1 del 2004, «grazie a una migliore congiuntura dei mercati finanziari dei cambi, verificatosi durante lo scorso anno». Soltanto grazie alle fluttuazioni delle monete mondiali, il Vaticano ha dunque guadagnato 21,7 milioni di euro.

Resta sostanzialmente invariato il risultato per cedole e dividendi, che passa da 19,6 milioni di euro a 19,1 milioni di euro. «In aumento gli interessi attivi - ha spiegato Sebastiani - mentre quelli passivi passano da un valore di 8,3 milioni a 8 milioni di euro». Più scarso rispetto al 2004 è stato invece il risultato del settore immobiliare che ha ottenuto un risultato netto di 22 milioni di euro contro i 24,9 del 2004.

Decisamente in rosso sono invece le attività istituzionali della Santa Sede. Si tratta di quelle attività mirate all'assistenza del Papa nella sua missione di pastore universale e che non producono ricavi. Al loro mantenimento provvedono le chiese locali di tutto il mondo: le offerte sono passate dai 73,3 milioni del 2004 ai 73,9 milioni dell'anno scorso. Per quanto riguarda i costi, sono lievitati da 101,6 milioni del passato bilancio a 121,3: «L'aumento - ha precisato Sebastiani - è dovuto ai costi del comparto personale», ma crescono anche le spese per manutenzioni e riparazioni. Tirando le somme,il settore istituzionale chiude con un disavanzo di 36,9 milioni di euro.

Bilanci in rosso anche per il settore mediatico: la Radio Vaticana perde 23,5 milioni di euro, mentre L'Osservatore Romano ne perde 4,6. Positivo invece il bilancio del Centro Televisivo vaticano (+650mila euro) e della Libreria Editrice vaticana (+934mila euro), dovuto al deciso giro di vite sul copyright riguardante i testi del Papa.

(adattato da "Il Giornale" edizione web)


La prossima volta, invece di dare retta ai demoniaci consigli di banche e promotori finanzari, adesso sapete con chi dovete consigliarvi. Di fronte a tutti questi numeri, una domanda sorge spontanea: a quando la quotazione in Borsa?

domenica, luglio 09, 2006

Forse.



Forse era già scritto. O forse quella farfalla lì ha battuto le ali al momento giusto. Ora è il delirio. Eccessivo, forse. E mentre tutte le testate on line nostrane sbandierano il trionfo degli "eroi" a più non posso, la maggior parte di quelle straniere che già ne parlano sottolineano come l'Italia sia riuscita a vincere _ai rigori_ e grazie all'esplusione di Zidane. Ognuno tira l'acqua al suo mulino.

Nel frattempo Ema mi segnala che su digg.com, si sprecano già i feedback, da tifosi e non di tutto il mondo. Non seguo il calcio, ho visto la finale per motivi di circostanza, cosa c'entra questo post con il focus di questo blog? Dimostra - non forse ma con certezza- che questo sia il primo mondiale a fluire sul web 2.0. E forse dimostra come la tv-sul-telefonino venduta da Novari con dietro i capitali cinesi (H3G-Hutchinson-Wampoa) non tiri come sperato. Non c'è storia. Per grandi eventi occorrono grandi schermi. Anche Antonio è d'accordo.

Link: Il web 2.0: cos'è, cosa cambia.

Tension

La tensione di una nazione che crede fin troppo al movimento di un pallone sferico. Che spera che la traiettoria di esso possa cambiarne le sorti. La tensione sintetizzata dal sincronismo del sonoro dei televisori, sulla RAI con un 98% di share. Il boato. Lo stridere delle trombe. E ognitanto un petardo, come a Capodanno.

Pochi minuti alla fine oramai. C'è il 50 e 50%. Mentre scrivo mancano 60 secondi ai rigori. Il vincitore forse è già scritto. Oppure il battito d'ali di una farfalla in Australia potrà cambiare l'entropia universale e decidere le sorti. 180 mila euro a testa alla squadra dei perdenti. 250 mila ai vincitori. Per tutti gli altri viene semplicemente deciso se questa notte sarà baldoria o meno. Sono arrivati i rigori.