Net Sourcer

Il blog di Alessandro Palmisano



venerdì, ottobre 17, 2008

Social Network Overload - La sbornia è solo momentanea

Dapprima il web ci ha dato un'enorme mole di informazioni disordinata su praticamente tutto lo sciibile umano; poi sono arrivati i primi motori di ricerca, a fare ordine: Yahoo, Altavista, poi Google. A quel punto le informazioni ordinate erano tante, tantissime, troppe, e si è parlato più volte in passato di information overload. Bisogna scremare, filtrare, discernere; un motore di ricerca come Google non ha ancora l'intelligenza necessaria per poterlo fare. Si usa ancora l'intelligenza umana, sotto forma di professionisti del web.

Parliamo ora di social network. Nel giro di tre anni sono spuntati come funghi, ma i poli sono sostanzialmente tre: Facebook, mySpace e LinkedIn. Ora, siti come questi dovrebbero servire per fare networking, ritrovare ex compagni di banco, parlare con persone che hanno interessi affini ai nostri. Tutto ciò accade sicuramente ed è uno dei piccoli grandi miracoli della Rete, ma il vero problema è che avviene "in eccesso". Si finisce per aggiungere chiunque, quello visto alla festa, l'amico dell'amica della cugina etc. etc. senza mai poi parlarci. Si finisce con l'aprire gruppi di discussione talmente di sottonicchia che ci sono solo tre persone e due post: magari per festeggiare il gatto che ha fatto miao. Aggiungi anche il gatto.

Se io che, su facebook, ho all'attivo (si fa per dire, anzi devo fare un po' di pulizia) meno di 80 contatti e sono iscritto a una decina di gruppi, ricevo quotidianamente 10-15 e-mail, più un'altra decina di notifiche varie, già faccio fatica a starci dietro, non oso pensare alla mole di informazioni e di "stimoli sociali" che ricevono persone che possono "contare" su 400-500-600 contatti.

E credo che i casi siano due: o sono persone che non hanno di meglio da fare tutto il giorno, oppure sono persone che usano facebook per farci business e pagano qualcuno per gestire la loro identità virtuale. Ma sono in pochi a saperlo usare bene. Ultimamente il numero di spammer cha aggiungono ai contatti tutto-e-tutti per promuovere la loro attività sta diventando insopportabile.

Ancora: apprezzo i raduni dei forum di nicchia; incontri offline persone che condividono i tuoi stessi interessi. Che senso hanno i mega-raduni dei social network dove si presentano 5.000 persone? Forse qualche banconota da cento per gli organizzatori e qualche zero il più per la location ospitante, certo.

La prima volta che usi facebook credi di avere un forte senso di controllo sulle tue relazioni sociali; dopo qualche mese ti accorgi che in realtà non fa altro che aumentarne l'entropia.

Credo che l'eccesso si correggerà da solo nei prossimi anni...

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sabato, ottobre 04, 2008

Apple, ovvero il modo migliore per entrare in una recessione

Il piano anticrisi USA è passato sia al Senato che alla Camera. Con questa manovra, il Governo metterà a disposizione circa 850 miliardi di dollari per rendere più lieve la recessione inevitabile alla quale stanno per andare incontro gli Stati Uniti (e il resto del mondo) a seguito dell'effetto subprime.

Quali gli impatti su Apple che, dalla fine del 2002, in Borsa, non ha conosciuto declini, passando da un valore di 7 a quasi 200 dollari? Sicuramente la crisi causerà un rallentamento dei consumi, come è classico nelle recessioni. Ma impatti duraturi sull'azienda? Quando arriva una forte recessione, una società è già tanto se resta sul mercato senza essere spazzata via. Sebbene per una realtà multinazionale come Apple questo discorso valga meno, diciamo che la casa di Cupertino ha un vantaggio competitivo che in questa fase molti, moltissimi vorrebbero avere.

Questa volta non parlo della solita e notissima superiorità del prodotto, di una forte brand awareness o di un CEO illuminato che fa la differenza. Parlo di cash, di liquidità. Le casse di Apple dispongono della bellezza di 20 miliardi di dollari circa, tra depositi e investimenti a breve termine. 20 miliardi, da noi ci si fanno 2-3 manovre finanziarie.

Sono anni che analisti ed esperti si domandano come Apple investirà una simile mole di danaro sonante. "Un'acquisizione di software, anzi no un social network, anzi no un concorrente, e perché no un dividendo?" sono ipotesi più o meno campate per aria che da anni circolano tra i siti specializzati.

La realtà è che il denaro contante potrà servire come risorsa strategica per affrontare con serenità trimestri duri, mesi di pareggio o magari di perdita, per continuare a finanziare Ricerca e Sviluppo ai massimi livelli, evitando di tagliare teste pensanti; potranno servire per continuare a investire in marketing e nel trade in periodi neri, durante i quali gli investimenti dei concorrenti si ridurranno a una frazione rispetto ad oggi. E potranno sicuramente servire per acquistare merce in quantità dai fornitori di elettronica a prezzi stracciati.

Il capitale è un fattore di produzione che, per la prima volta dal Dopoguerra, non è mai stato così scarso quanto oggi: le banche stesse non si fidano a prestarlo. È notizia di oggi che Unicredit domani terrà un CdA straordinario per decidere di erogare un dividendo azionario piuttosto che monetario; i 3 miliardi di euro di utile distribuibile saranno conservati per rafforzare il patrimonio societario. Si preferisce diluire la proprietà, decisione quasi storica.

Apple è arrivata all'inizio di questa recessione avendo accumulato in quantità un fattore oggi scarso.

Oggi un'azione Apple vale 97 dollari, con una capitalizzazione di mercato di 86 miliardi di dollari. Fatte le debite proprorzioni, significa che ogni azione incorpora un valore monetario di 22,30 $. Ancora non siamo ai minimi sicuramente. Ma presto tornerà ad essere un titolo appetibile da acquistare: al di là di quanti iPhone o Mac si venderanno a Natale e nel prossimo semestre, mi aspetto che nei prossimi 3 anni farà meglio del mercato.

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