Comunicazione aziendale
Non mi importa molto il risultato. Neanche se è alto. Ma mi ha sorpreso piacevolmente scoprire che, tra le letture didattiche consigliate per l'esame, c'è del materiale scritto da un amico.
E che la docente abbia da ridire su alcuni miei comportamenti è ben poca cosa da parte mia, rispetto all'insegnare che, all'alba del 2006, le BBS sono uno strumento per la comunicazione interna. O non essere in grado di fare un esempio di marca-ombrello o marca-prodotto dinanzi a un'aula di 200 persone. E non puoi adottare le fotocopie di un libro degli anni Ottanta, come supporto didattico, per una materia che cambia alla velocità a cui fluiscono i bit.
Usare, mettere a punto, sperimentare nuove forme di comunicazione, essere dentro alla rivoluzione digitale è una cosa straordinaria. Volente o nolente, per una grande serie di coincidenze, mi ci sono trovato dentro e ne sono stato travolto, altrimenti non sarei qui a scrivere. Da fuori sembra poco, ma la ritengo una grande fortuna.
E ciò mi ha indotto a cambiare il mio ambito di studi, abbandonando, dopo due anni, un corso di Economia caratterizzato da numeri, leggi sul collegio sindacale, tax planning indici e partite doppie. Confermo l'inutilità, per certi versi, di alcuni corsi universitari. Il learning by doing, nell'ambito del marketing, è qualcosa che vale 10, 20, 50 volte in più rispetto a un corso basato su lucidi ed esempi triti e ritriti.
Perché non si insegna a realizzare un business plan? Perché non si spiega cosa sono i Google Adsense? Perché del web marketing ne viene data solo una definizione senza cognizione di causa?
La risposta non sarà nella valutazione che assegneranno al mio scritto. La verità è che, nelle materie come questa, la differenza esistente tra un 18 e un 30 e lode sta nel numero di definizioni che lo studente riesce a buttare a memoria. Senza un minimo risvolto pratico.
Se Lei mi legge, mi abbassi pure il voto. Almeno saprò che la mia comunicazione ha funzionato.
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